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Il caso può occupare tutti i gradini compresi tra la quasi – certezza e la quasi – impossibilità. Sono questi gradi che si possono valutare con una rigorosità che non ha nulla da invidiare a quella che si attribuisce agli altri rami della Scienza".
E Marcel Boll termina, con una punta di narcisismo, ma anche con persuasiva efficacia:
"E se avessimo conservato la moda di un tempo di adottare, per un libro, due titoli sinonimi, avremmo scelto i seguenti: "Le certezze del caso" ovvero Del porre gli esatti capisaldi dell’incerto." .
La Scienza ha uno scopo preciso: quello di elaborare previsioni; alcune determinate dal nesso causa ed effetto, basate su variabili indipendenti, altre di probabilità basate, invece, su variabili "aleatorie". Le leggi su cui opera la Scienza possono, pertanto ridursi a due tipi fondamentali: classico, che fa capo al determinismo, e aleatorio, che si basa sulla probabilità.
Un esempio del determinismo classico: il principio di Archimede "Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del volume di liquido spostato". La spinta di Archimede si calcola con la formula: spinta = d x g x Vc; densità del liquido, forza di gravità e volume del corpo sono variabili indipendenti: conoscendo il valore delle variabili si determina con esattezza la spinta. Le conseguenze, tuttavia, non sono affatto determinate in quanto un corpo immerso in un liquido può affondare se il suo peso è maggiore della spinta, può galleggiare se il peso è minore della spinta, può rimanere in equilibrio all’interno del liquido se peso e spinta sono uguali. Pertanto, per prevedere ciò che accadrà, occorre avere conoscenza di una ulteriore variabile che deriva dal confronto tra peso del corpo ed entità della spinta e che può assumere diverse dimensioni sulle quali ultime si fonda la possibilità di prevedere le conseguenze. Per le leggi di probabilità, possiamo citare il classico esempio del lancio della moneta; le possibilità sono due: testa o croce. Ciascuna di esse ha la probabilità di ovvero 0,5; come si vede anche in questo secondo caso vi è una scientifica precisione nel determinare la probabilità di ciascuna delle due evenienze. Ma conoscere esattamente la probabilità non è sufficiente a formulare una "sicura" previsione: non si può pretendere di stabilire con rigido determinismo, come nel primo caso, quale delle due evenienze comparirà al prossimo lancio della moneta. Vedremo, poi, che sulla questione sono state fornite risposte molto più avanzate e complesse da parte degli studiosi che richiedono l’applicazione dei principi fondamentali della Statistica e la conoscenza di ulteriori variabili aleatorie. Ma quello che ora ci preme stabilire è che è proprio il quesito posto che non richiede "certezze": richiede, piuttosto, precisione di misura, cioè una "esatta misura" di probabilità.
In realtà la pubblica opinione ha la radicata tendenza a considerare le leggi della Scienza "solo" di tipo determinista; pertanto si vorrebbero pretendere certezze anche quando la domanda posta non ne comporta. Non ci si rende conto che pretendere le certezze in quei casi equivale a pretendere che due più due faccia cinque ! Vi è, in definitiva, una generale ed accentuata difficoltà a "masticare" e "digerire" la nozione di "probabilità" dimenticando o non valutando affatto l’importanza straordinaria che questa ha nella vita di tutti i giorni. L’aleatorio si dipana, infatti, in infinite graduazioni che vanno dalla certezza all’impossibilità; e certezza e impossibilità non sono altro se non casi particolari della probabilità: precisamente quelli in cui il valore della probabilità è 1 (il 100%) per la certezza e 0 (lo 0%) per l’impossibilità.
Gli studi sul fortuito hanno, innanzitutto, proprio questo scopo precipuo: valutare il "grado" di probabilità di un determinato fenomeno. Il che testimonia che gli studiosi del casuale hanno perfettamente compreso il punto e le difficoltà della materia in oggetto; tanto è vero che a loro soli si deve l’eccezionale contributo a spostare la discussione molto più avanti rispetto al punto d’origine. Insomma qui, oggi come oggi, non si tratta più di stabilire il "ruolo" dell’aleatorio, come tanti, tra i quali anche matematici di professione, continuano ed insistono a fare; si tratta, piuttosto, di stabilire "in quale misura" un evento sia da considerare aleatorio.
Le ipotesi e le tecniche di previsione più moderne e recenti non scavalcano affatto la Scienza pretendendo di dare delle risposte completamente sganciate dalle sue leggi: questo è quanto vorrebbero accreditare i denigratori di professione. Quelle nuove tecniche, al contrario, utilizzano a tutto tondo le leggi della probabilità (e non potrebbero certo applicare le leggi del determinismo classico agli eventi casuali !), facendo capo ai teoremi fondamentali della Statistica, per tentare di definire, con la maggiore precisione possibile, "dimensioni" e "tempi" di un fenomeno fortuito. Nel Lotto, per esempio, un lavoro prezioso e geniale in tal senso fu compiuto dall’Ing. Samaritani nella stesura dello straordinario saggio "Teoria dei ritardi". A distanza di più di sessant’anni questo saggio resta ancora il baluardo insuperato per i sostenitori del Lotto scientifico.
Molti hanno trovato modo di criticare il Samaritani, spesso assurdamente e quasi sempre partendo da opinioni mal fondate. Tutti questi critici "per partito preso" , però, sono sempre restati dall’altra parte del fiume: sono quelli che, con testarda pervicacia, ritengono del tutto oziosa una discussione seria sugli eventi aleatori. Nessuno di costoro ha mai "saltato il fosso" portandosi da quest’altra parte del torrente per proporre qualcosa di diverso: qualche ipotesi che metta in discussione la teoria sui ritardi nelle sue basi matematiche, una nuova teoria la cui applicazione porti ad una sempre maggiore precisione e sia, pertanto, ancora più sostenibile di quella del Samaritani. Fino a che questo non accadrà, signori criticoni, è perfettamente inutile che ci veniate a propinare cervellotiche opinioni sulla fondatezza o meno della teoria dei ritardi e delle tesi del Samaritani partendo dal concetto che "è sbagliato occuparsi di fenomeni aleatori".
Diteci, piuttosto, "perché è sbagliata quella teoria", ma dimostrate matematicamente "perché le vostre misurazioni sono più esatte"; può darsi che, in questo modo, scopriate voi stessi una strada diversa che porti ad ipotesi di maggiore precisione; non è altro che il sogno di tutti noi: quello che ogni Lottoamatore si auspica. Ciononostante, anche in quest’ultima onirica, straordinaria, rivoluzionaria e scombussolante ipotesi, dovremo in ogni caso restare tutti grati in eterno all’Ing. Samaritani, anche e soprattutto colui che avrà scoperto una nuova via: perché senza gli studi e le conclusioni del geniale ingegnere, probabilmente non si sarebbe mai aperta la strada ad una più seria e feconda discussione sulla materia.
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